di Luigi Andrea Brambilla
RARE incontra ProSpecieRara
(foto Peter Zbinden)
24 Novembre 2005
Sabato 5 Novembre u.s. si è svolta la giornata di studio per la definizione dello standard di razza della capra grigia svizzera, o “cavra del sass” come viene chiamata in Val Calanca, Mesolcina (CH). L’incontro fra tecnici e allevatori è stato organizzato da ProSpecieRara e dal consorzio Capra Grigia “la capra campa”. Anche la nostra Associazione è stata invitata a partecipare e personalmente ho portato l’esperienza italiana sulle iniziative di tutela nei confronti delle razze locali caprine ad un primo stadio di salvaguardia. La giornata si è svolta in località Soresina a Rivera in Ticino ed è stata caratterizzata da tre importanti momenti: la visita alla stalla Ferrari, un momento conviviale al Grotto Leoni e un approfondito dibattito bi-lingue, tedesco-italiano, per la stesura della proposta di standard ufficiale della “cavra del sass”.
La visita in allevamento ha dato modo a tutti gli intervenuti di confrontarsi con questa interessante razza; mentre la discussione pomeridiana, moderata da Sabine Lanfranchi e da Peter Zbinden, i due promotori dell’iniziativa e del recupero di questa razza, ha gettato le basi per il riconoscimento a livello centrale da parte di Berna della capra Grigia. La sua indiscussa origine di capra alpina, evidente dal profilo fronto-nasale rettilineo, dal portamento e dimensione delle orecchie e dalla forma delle corna, ha concentrato l’interesse di tutti, soprattutto nel definire il mantello ideale e tutte quelle varianti desiderate e indesiderate per l’appartenenza dei soggetti allo standard.
La capra Grigia di montagna presenta un mantello eumelanico nero con diversi gradi di alterazione della pigmentazione (frosting; Roano-mélangés gris). Nella popolazione caprina si possono, però, osservare tutta una serie di pezzature regolari (swiss marking) o irregolari (panachure) che sono state identificate, dopo una partecipe discussione, come caratteri di esclusione. Motivo di esclusione, come dispensa dalla registrazione nel Registro Genealogico e non come eliminazione dall’ allevamento, è stata indicata anche la presenza di mantelli riferibili a modelli di pigmentazione eumelanici neri con alternanza di zone feomelaniche (rosse) o mantelli uniformemente eumelanici bruni, a prescindere dalla presenza delle due alterazioni della pigmentazione tipiche della razza.
A mio modesto parere, queste varianti indesiderate di mantello, come già detto, non devono servire come forzata riforma dei soggetti, ma devono essere viste nell’ottica di monitoraggio della popolazione dando un’eventuale indicazione, con tutti i benefici del caso, dell’uso errato di riproduttori di altre razze riconosciute. Sicuramente più complicato sarà valutare, dando diversa importanza per delle corrette scelte in allevamento, il mantello grigio, nella sua concezione classica di tipo “screziato”, rispetto al mantello “argentato”. Quest’ultimo è infatti la manifestazione di un rapporto peli bianchi e pigmentati neri a favore dei primi, cioè meno equilibrato rispetto allo “screziato”.
Inoltre ho più volte sottolineato nell’incontro, esiste una necessità nella stesura degli standard dalla quale non si può prescindere: essa riguarda la necessità di evidenziare l’importanza e la differenza fondamentale fra i Caratteri Morfologici Estetici (CME) e i Caratteri Morfologici Funzionali (CMF). Mentre questi ultimi si basano su principi comuni in tutte le razze caprine locali alpine (predisposizione a produrre latte; carne a fine carriera; rusticità ecc.), i primi identificano una razza soprattutto, in quasi tutte le razze locali alpine, attraverso il mantello. Fanno eccezione le razze policromatiche e quelle con evidenti caratteri morfologici distintivi: Orobica di Val Gerola, Valdostana, Capra Passiria. Quindi è bene conoscere approfonditamente tutto ciò che riguarda la genetica di questo carattere. In questo modo si riduce il rischio di incorrere nell’errore di rincorrere inutili formalismi estetici a scapito di caratteri funzionali più importanti. Quando si trattano razze locali minacciate di estinzione deve esserci un giusto compromesso fra l’importanza dei caratteri estetici di razza e quelli funzionali, a loro volta il loro equilibrio si dovrà confrontare con la priorità iniziale di aumentare la numerosità della popolazione. Ecco perché non è solo importante che uno standard di razza sia il più possibile corretto e attendibile, ma è anche fondamentale l’uso responsabile di questo strumento. Alla base di ciò deve esserci, quindi, da parte degli allevatori, degli esperti di razza e anche degli amministratori locali, una corretta e approfondita preparazione nell’affrontare le problematiche sulle razze locali in via di estinzione.
La giornata si è conclusa a pomeriggio inoltrato con la soddisfazione di tutti i partecipanti e degli organizzatori. Grande soddisfazione anche da parte della nostra Associazione per aver, in minima parte, contribuito alla disamina delle problematiche emerse.
Il nostro incoraggiamento va a tutti i nostri colleghi svizzeri per la buona riuscita del progetto e rinnoviamo la nostra totale disponibilità.